Vivere il crollo del Muro

Vivere il crollo del Muro

Ripubblichiamo l’intervista al past. Vincenzo Mazza realizzata nel 2009 in occasione del ventennale della caduta del muro berlinese.

Notizie Avventiste – Il 9 novembre 1989, cadeva il muro di Berlino, evento storico che ha significato la riunificazione della Germania e del popolo tedesco. I cristiani delle diverse confessioni, nella Repubblica Democratica Tedesca (Ddr), hanno avuto un ruolo importante nella rivoluzione pacifica contro il regime di Honecker, iniziata alcuni mesi prima del crollo del muro. Furono loro a organizzare le riunioni di preghiera per la pace, la giustizia e la libertà, nelle chiese protestanti di diverse città della Germania dell’Est. A Lipsia, cuore della resistenza, gli incontri di preghiera furono presto seguite da marce silenziose intorno alle chiese, che poi divennero vere e proprie marce pacifiche nel centro della città. Molti avventisti si unirono ai credenti delle altre confessioni e parteciparono alle riunioni di preghiera e alle marce, subendo anche le ritorsioni della polizia. La presenza avventista costituiva una esigua minoranza (19.000 membri) nel panorama protestante della Ddr. Sabato 4 novembre ’89, diversi avventisti berlinesi, dopo aver partecipato al servizio di culto nella loro chiesa, si unirono alle 200.000 persone che marciavano verso l’Alexanderplatz. Qualche giorno dopo, il muro cadde.

Per rivivere in qualche modo il clima di quell’evento nelle chiese, Notizie Avventiste ha intervistato il past. Vincenzo Mazza che nel 1989 svolgeva ancora il suo ministero pastorale nella Germania dell’Ovest, e che è stato testimone del cambiamenti avvenuti.

Notizie Avventiste: Com’era vista la Chiesa dell’Est dai fratelli dell’Ovest?
Vincenzo Mazza: Una chiesa fedele, puntuale, coerente. Tutto ciò che arrivava dalla Germania dell’Est, per quanto riguarda la teologia e la fede, era ritenuto valido. Gli avventisti della Ddr avevano una università teologica ad alto livello, che era molto apprezzata.

N. A.: Come era la vita quando c’era il muro?
V.
M.: Nelle chiese c’erano famiglie che erano state divise, che avevano parenti e amici dall’altra parte del muro, e non potevano vedersi né incontrarsi. A una certa distanza dal muro, da una parte e dall’altra, c’erano delle impalcature dove la gente saliva per poter vedere e salutare, almeno da lontano, i propri familiari e gli amici. Nella Germania dell’Est, c’era una molta povertà. Il marco dell’Ovest era molto ricercato perché era accettato nei negozi europei dove si vendeva merce migliore. La gente che poteva era disposta a dare fino a 20 marchi dell’Est per un marco dell’Ovest. Le chiese erano controllate continuamente. Essendo tutto dello Stato, era problematico trovare farmaci, acquistare frutta e verdura, che pur se prodotte in loco venivano esportate in Occidente, e alla gente restava spesso solo la carne da mangiare. Ma, la cosa peggiore era la mancanza di libertà.

N.A.: Qual era il clima alla caduta del muro?
V. M.: È stata un’esperienza straordinaria. Finalmente le famiglie poterono riunirsi e riabbracciarsi. Le chiese si sono subito impegnate nell’accoglienza dei fratelli e delle sorelle provenienti dall’Est, che in parecchi si riversarono all’Ovest. Ogni giorno arrivavano famiglie numerose che cercavano lavoro e una casa. E tutti si davano da fare per trovare loro una sistemazione. Tanti sono stati i gesti di generosità da parte di chi aveva di più verso chi dall’Est non portava niente. Nelle chiese si facevano appelli per raccogliere fondi per aiutare i fratelli dell’Est, e tutti davano generosamente. Chi veniva dall’altra parte del muro raccontava le sue esperienze di vita diversa, vissuta nella ristrettezza e nella paura, ma dove aveva potuto vedere la mano di Dio agire. Fu anche un periodo di confusione, perché tutti coloro che abitavano nella Ddr vollero andare in Germania per stare meglio.

N.A.: Come è cambiata la Chiesa avventista?
V. M.: La Chiesa avventista è cresciuta dall’oggi al domani. Le varie Federazioni della Chiesa nella Ddr e nella Germania si sono fuse formando due Unioni di Federazioni, una a Nord e una a Sud. Vi è stato anche l’incontro di modi diversi di vivere e di intendere la fede, pur essendo tutti tedeschi, e questo ha portato a delle riflessioni. Una cosa buona per l’avventismo occidentale fu la facoltà teologica di Friedensau, che si trovava nella Ddr e che era regolarmente riconosciuta dallo Stato, quindi rilasciava lauree riconosciute. In Gemania, invece, la facoltà di teologia avventista di Darmstadt era privata. Con l’unificazione, la facoltà di teologia fu trasferita a Friedensau che tuttora rilascia lauree regolarmente riconosciute dallo Stato. Sicuramente, poiché è successo tutto molto velocemente, ci sono stati anche momenti non facili, ma tutto sommato, la Chiesa avventista è stata matura nell’affrontare i problemi e risolverli con spirito di responsabilità.

Conversano – Compleanno e nozze di pietra

Conversano – Compleanno e nozze di pietra

 

Antonietta Fantasia – Cosa c’è di più delizioso di un giorno di sabato in cui i fratelli condividono le lodi del Signore e la gioia per i doni ricevuti? Sabato 7 settembre è stato davvero un giorno speciale, perché la comunità intera ha partecipato alla doppia cerimonia di ringraziamento voluta dai coniugi Maria e Giuseppe Stragapede. Il pastore emerito Giuseppe Stragapede, con viva commozione e grande gioia, ha benedetto e dato gloria al nome del Signore per i 90 anni di vita che ha compiuto e per la gioia di condividere con la sua amata Maria ben 65 anni di matrimonio! Le nozze di pietra! Come la pietra, così sono forti e tenaci il loro amore, la loro unione, la famiglia intera… Leggi qui l’intera notizia.

 

 

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Ha compiuto un secolo la comunità degli avventisti sordi in Germania

Ha compiuto un secolo la comunità degli avventisti sordi in Germania

Un bell’esempio di longevità per il Ministro avventista in favore dei Sordi che in Italia ha mosso i primi passi da circa due anni.

Notizie Avventiste/EudNews – Il mese scorso, ad Amburgo, la comunità avventista formata da persone con disabilità uditiva ha celebrato i suoi primi 100 anni di esistenza in Germania. Il motto scelto per l’occasione era “Viviamo ancora con Gesù, oggi?”

Cenni storici
Tutto iniziò a Brema, l’11 aprile del 1919, quando Margarete Heine (diventata in seguito Puich) si unì alla Chiesa avventista tramite il battesimo per immersione, che la denominazione somministra agli adulti. Figlia di genitori sordi, Margarete Heine era nata nel 1894 ed era udente. Imparò molto presto la lingua dei segni per poter comunicare con i genitori ed essendo la maggiore di sei figli. A 24 anni conobbe la fede in Gesù Cristo grazie a un avventista.

Margarete lavorava come bambinaia nella famiglia Pohl e si occupava dei loro figli sordi, Else e Hilda. Appena poteva parlava della sua fede alla famiglia. Nel gennaio 1920, la signora Pohl fu la prima persona sorda a essere battezzata e ammessa nella chiesa avventista di Brema. All’età di 26 anni, Margarete conobbe Carl Puich, originario di Berlino e sordo anche lui. Era un socialista e non credeva in Dio. Poi, con il tempo, cambiò idea e fu battezzato il 20 dicembre 1920. Quattro giorni dopo, Carl e Margarete si sposarono. Il matrimonio venne celebrato nel linguaggio dei segni dal pastore avventista Müller di Magdeburgo.

Carl Puich fu la prima persona sorda a diventare evangelista della denominazione in Germania. Nel 1921, iniziò a studiare la Bibbia con le persone con disabilità uditiva. Ogni sabato, sua moglie Margarete traduceva il servizio religioso del mattino, sia la discussione in gruppo su un tema biblico (la cosiddetta Scuola del Sabato) sia il sermone. Aveva 35 anni Margarete Puich quando divenne interprete della lingua dei segni nei tribunali. La sua attività non si limitò alla sola Brema, ma fu chiamata ad assistere medici e autorità. La donna lavorò instancabilmente per oltre 50 anni a favore dei sordi. Carl Puich morì nel 1966, lei nel 1982.

La comunità dei sordi avventisti si espande
La prima versione della Bibbia per non udenti fu lanciata nel 1974 a Bergheim Mühlenrahmede, nel Sauerland, con Horst-Dieter Meyer e il relatore ospite, il past. Heinz Hopf. Fu l’inizio degli incontri annuali avventisti per i sordi a livello di Federazione delle chiese avventiste tedesche.

Nel 1976, Georg Pietruska ricevette l’incaricato di interprete e coordinatore degli interpreti avventisti. Organizzò corsi di formazione dal 1976 al 1996. Dopo di lui ci furono altri che presero il testimone e contribuirono ad ampliare questo ministero. Nel 2013, presso il Campus avventista del Salève, in Francia, si svolse il primo Congresso internazionale dei sordi. Nel 2015, a Siviglia, in Spagna, si tenne il primo corso sulla lingua internazionale dei segni (Lsi), seguito nel 2016 da un Congresso internazionale per i sordi avventisti, tenuto sempre a Siviglia.

Un servizio globale
Nel mondo ci sono 250-300 milioni di persone sorde, di cui solo il 2-4% è cristiano. Per questo la Chiesa avventista mondiale ha nominato per la prima volta un pastore sordo, Jeff Jordan, quale consigliere globale, formatore ed evangelista per sostenere il lavoro avventista mondiale in favore dei sordi, un ministero in rapida crescita. Il past. Jordan è laureato in teologia ed è attivo nelle chiese formate da persone sorde.

Servizi speciali avventisti a favore dei sordi sono attivi in numerosi Paesi tra cui Argentina, Australia, Brasile, Germania, Francia, Spagna, Repubblica Ceca, Italia, Gran Bretagna, Canada, Kenya, Messico, Filippine, Russia, Ucraina, Stati Uniti.

“Non so quante comunità avventiste di persone sorde nel mondo possano affermare di celebrare un centenario. Questo evento riempie di gioia non solo i nostri amici tedeschi, ma anche tutte le altre comunità avventiste di non udenti in Europa, che seguono le loro orme” ha affermato Corrado Cozzi, coordinatore del Ministero avventista in favore dei Sordi nella Regione Intereuropea della denominazione.

Nel nostro Paese
In Italia, questo ministero ha iniziato a muovere ufficialmente i primi passi da circa due anni con l’obiettivo di accogliere, con iniziative e risorse, le persone sorde che spesso rimangono isolate dal resto del mondo, pur essendo dotate di notevoli talenti, ma anche sensibilizzare la comunità udente sulle loro necessità, creare consapevolezza e rendere accoglienti le chiese. HopeMedia Italia dedica una serie di video a questo ministero sul sito di Hope Channel Italia.

Ascolta l’intervista a Michela Dolce, interprete della lingua dei segni italiana (Lis).

 

Guarda il servizio video del centenario celebrato in Germania cliccando qui
Il video è sottotitolato in inglese.

 

Bovisio Masciago – 25 anni della chiesa

Bovisio Masciago – 25 anni della chiesa

 

Maurizio Sacco – 25 anni fa veniva inaugurato il nuovo luogo di culto avventista nella città. Con una grande festa è stato ricordato questo importante anniversario. Abbiamo avuto il piacere della presenza del presidente d’Unione, past. Stefano Paris; del direttore del Campo Nord, past. Andrei Cretu; e delle autorità cittadine. Il sindaco di Bovisio, Giuliano Soldà, è stato con noi per l’intera mattina e ha avuto parole incoraggianti di apprezzamento per le attività della chiesa. La festa, emozionante e ricca di ricordi, ha coinvolto tutta la comunità ed è stata seguita in diretta Facebook da molti fratelli. Abbiamo ringraziato il Signore per averci guidato con grandi benedizioni e per il miracolo finanziario che ha permesso la costruzione del tempio a Bovisio.

 

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39 anni di Rvs a Firenze

39 anni di Rvs a Firenze

L’occasione per fare il punto su quanto l’emittente radiofonica toscana produce oggi.

Alessia Calvagno – Il primo dicembre 1979 nasceva Radio Voce della Speranza (Rvs) Firenze, la prima emittente in FM in Europa creata e gestita direttamente da avventisti. A fondarla fu Ron Myers, allora responsabile di Adventist World Radio Europa in Portogallo. Il suo entusiasmo e il suo credere fortemente nella radio come strumento per trasmettere il messaggio evangelico furono determinanti e coinvolsero tante persone dalla chiesa fiorentina. Sono passati 39 anni da quel giorno. Oggi Rvs Firenze è uno dei centri di produzione del network Radio Voce della Speranza.

Questo anniversario, in attesa dei festeggiamenti in grande del prossimo anno, ha rappresentato un’occasione per fare il punto su quanto oggi viene prodotto dall’emittente toscana e per ringraziare la chiesa del sostegno che sempre dona. Sono tanti i membri e gli amici della comunità avventista fiorentina che offrono il loro supporto e le loro competenze per far sì che la radio possa sempre essere portatrice di speranza nella città e in tutto il mondo, attraverso lo streaming.

Particolarmente gradito dagli ascoltatori è il culto sabatico in onda tutte le settimane per l’intero network Rvs. Per chi desidera conoscere più da vicino la comunità avventista o per chi ne fa già parte ma è impossibilitato a essere presente fisicamente, è infatti possibile ogni sabato, dalle 9.30 alle 12.30, seguire il servizio di lode e adorazione. Si inizia con una tavola rotonda sui temi biblici proposti dalla Guida allo studio personale della Bibbia e alla condivisione in gruppo (Edizioni Adv) dagli studi della radio, e si prosegue poi con il messaggio per i bambini e il sermone direttamente dalla chiesa. Sono tanti gli ascoltatori che apprezzano questo servizio e che dimostrano, di sabato in sabato, il loro affetto.

Durante la settimana ci sono diversi appuntamenti fissi. “Buongiorno con l’edicola Rvs”, programma in cui si cerca di analizzare l’attualità da una prospettiva cristiana, è in onda tutte le mattine dal lunedì al venerdì. Ampio spazio è dato alla spiritualità: recentemente il palinsesto è stato arricchito da alcune nuove rubriche: “Passa la Speranza!”, che dà voce alle esperienze di fede; “Riflettiamo insieme al pastore Vittorio Fantoni”, che offre spunti su diverse tematiche di ordine spirituale; “I dieci comandamenti”, con il past. Miguel Gutierrez; e “iBelieve”, brevi meditazioni a cura degli studenti della Facoltà avventista di teologia.

Molta attenzione viene data anche al rispetto del creato, con due rubriche dedicate al mondo degli animali. Interessanti i programmi con le storie per i bambini, che fanno riflettere non solo i più piccoli, ma anche gli adulti. Ogni lunedì va in onda “Diretta Vita e Salute”, in collaborazione con il mensile Vita&Salute, sempre in prima linea per veicolare le giuste informazioni in merito al benessere del corpo e della mente. Spazio anche alla solidarietà, attraverso l’appuntamento con Adra Italia News, in collaborazione con l’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso, e con diverse associazioni locali e nazionali. Non mancano poi le recensioni di libri, in collaborazione con il Centro Culturale di Scienze Umane e Religiose (CeCsur). Molta attenzione viene data anche ai programmi sul rispetto dei diritti umani, sulla psicologia, sull’ambiente. Importanti, infine, le collaborazioni con i vari dipartimenti e Ministeri della chiesa.

Per scoprire di più visitate il sito www.radiovocedellasperanza.it e seguiteci su Facebook, Instagram e Twitter

 

Gli avventisti e la guerra. 100 anni dopo l’Armistizio dell’11 novembre 1918

Gli avventisti e la guerra. 100 anni dopo l’Armistizio dell’11 novembre 1918

Nel secolo trascorso da allora ci sono sempre stati conflitti in qualche parte del mondo. Desideriamo il tempo in cui non si combattano più guerre. Nel Regno Unito, la Chiesa ha piantato il giardino della pace.

Victor Hulbert/Notizie Avventiste – Era stata definita “la guerra per porre fine a tutte le guerre”. Purtroppo, la storia racconta un’altra storia. Nella Prima guerra mondiale sono morti 17 milioni di soldati, e 21 milioni sono stati i feriti, eppure l’Imperial War Museum di Londra documenta che, da allora, ogni anno ci sono stati conflitti armati che hanno ucciso circa 187 milioni di persone.

Questa settimana il mondo guarda indietro a 100 anni fa, al giorno dell’armistizio, l’11 novembre 1918, e alla fine della Grande guerra. Come cristiani avventisti riconosciamo che la guerra e le voci di guerra sono uno dei segni della fine del mondo. Che si tratti della Prima guerra mondiale, della Siria o dello Yemen, dobbiamo ancora assistere all’orrore della disumanità dell’uomo verso l’uomo; desideriamo il tempo in cui la guerra non ci sarà più, quando Dio, come ha promesso nell’ultimo libro della Bibbia, in Apocalisse 21, farà nuove tutte le cose.

Ma fino ad allora, come reagiamo?

Posizione della Chiesa
Gli avventisti hanno generalmente una posizione pacifista. Quattro anni fa, al centenario dell’inizio della Prima guerra mondiale, il past. Ted Wilson, presidente della Chiesa avventista mondiale, scrisse un articolo sulla rivista Adventist World dal titolo “Combattere: gli avventisti dovrebbero servire nell’esercito?”.

“Come avvenne con altre questioni difficili, i leader pionieri studiarono i problemi usando la Bibbia come loro guida” afferma nell’articolo “e conclusero che la posizione più coerente con i principi biblici era quella di non combattenti (l’obiezione di coscienza a portare le armi). La ragione principale di questa posizione era che gli avventisti che prestavano servizio nell’esercito degli Stati Uniti sarebbero stati costretti a compromettere la loro lealtà verso Dio se avessero obbedito ai comandi dei loro ufficiali. I due comandamenti biblici più direttamente coinvolti erano il quarto, osservare il sabato, e il sesto, non uccidere”.

Gli avventisti britannici aggiunsero un’altra ragione principale quando furono chiamati al servizio attivo durante la Prima guerra mondiale. Il lavoro di William George Chappell era vendere pubblicazioni cristiane. Fu chiamato in tribunale a Brynmawr, nel Galles meridionale, il 25 marzo 1916. Nel suo atto di ricorso dichiarò che “poiché sono un avventista del settimo giorno, sono contrario alla guerra”. Poi, evidenziando i testi biblici a sostegno della posizione pacifista, affermò che riteneva più importante per lui “andare a predicare il vangelo” piuttosto che essere coinvolto nella guerra. Com’era prevedibile, il tribunale non fu d’accordo, affermò che il suo lavoro non era “di importanza nazionale”  e lo esentò soltanto dal servizio di combattente.

Come puoi uccidere le persone con le quali dovresti condividere il vangelo? Era questa la visione quasi unanime della Chiesa avventista britannica.

In alcune altre parti dell’Europa, l’obiezione di coscienza non era un’opzione. In quei Paesi, la vita era più difficile e gli avventisti, i quaccheri e altri gruppi tradizionalmente pacifisti dovettero spesso entrare nell’esercito, sebbene molti cercassero ruoli che non richiedessero l’uso delle armi.

Circa 130 avventisti britannici divennero obiettori di coscienza durante la Grande guerra. Alcuni servivano in unità non combattenti, altri finivano in prigione. Tutti colsero l’opportunità di dare una buona testimonianza del loro essere cristiani.

Testimonianze
Elizabeth Yap scrive di suo nonno metodista, Gilmour Dando, detenuto nel carcere di Dartmoor come obiettore di coscienza. “Mentre era lì, conobbe un altro prigioniero che era avventista. Non era permesso che i detenuti parlassero tra loro, ma successe che a entrambi fu dato il compito di pulire la cella l’uno dell’altro. Di conseguenza, mio nonno poté lasciare ‘note’ scritte con una pietra gessosa sui muri di mattoni della cella di quest’uomo. Vi fu quindi un accordo che permetteva al nonno di fare domande sul sabato a cui il suo amico era libero di rispondere nello stesso modo, nella cella di mio nonno. Fu così che il nonno si convinse del sabato e, una volta finita la guerra, divenne avventista del settimo giorno”.

Le attività di testimonianza di obiettori di coscienza, in Francia e altrove, sono state talvolta riportate nella rivista Missionary worker. Altri racconti condividevano le esperienze di osservanza del sabato come risposte alla preghiera.

Non tutte le preghiere furono esaudite come si sperava e il film documentario A Matter of Conscience racconta la storia di 14 giovani puniti fino “a un soffio dal perdere la vita” perché si erano rifiutati di lavorare di sabato. Dopo la guerra, molti di quel gruppo diventarono leader nella Chiesa avventista nel Regno Unito e in tutto il mondo.

La loro esperienza nella Prima guerra mondiale e la loro testimonianza coerente portarono frutto quando il governo britannico si preparava alla Seconda guerra mondiale. Le discussioni con l’ufficio della guerra permisero agli avventisti di ottenere esenzioni dal servizio militare fintantoché fossero stati coinvolti in lavori di importanza nazionale. Il past. H. W. Lowe afferma: “Nel corso degli anni ho riflettuto spesso sulle prove della vita che al momento sembrano così inesplicabili. È in quei momenti che gli atti di lealtà diventano i semi sparsi perché un altro possa mietere”.

Esperienze simili possono, senza dubbio, essere narrate in molti luoghi diversi. Sakari Vehkavuori racconta come, durante la guerra civile del 1918 in Finlandia, il suo bisnonno, Viktor Ståhlberg, chiese di salvare la vita dei prigionieri che sarebbero stati uccisi per vendicare la morte illegale di suo figlio e di altri nove giovani dell’esercito avversario. Ruppe il ciclo della vendetta predicando il vangelo e lanciando la sfida: “Ora basta, questo macello deve finire; non potete uccidere nessun rosso per vendicare la vita di mio figlio, nemmeno uno” (Leggi l’intera storia: Il perdono è più forte della vendetta).

Ståhlberg mise in pratica le parole dell’apostolo Pietro: “non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione” (1 Pt 3:9).

Giardino della pace
Dopo cento anni di guerra costante in qualche parte del mondo, forse la nostra unica speranza è quella offerta dalla Scrittura: “Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina” (Lu 21:28).

Eppure, mentre aspettiamo il grande giorno, abbiamo anche una missione di pace, una missione di condivisione del vangelo e una missione di offrire speranza. Invece di un memoriale di guerra, gli avventisti britannici hanno piantato un giardino della pace, per ricordare quegli obiettori di coscienza di 100 anni fa, ma anche un luogo in cui i visitatori possano riflettere sulla pace che Cristo può portare nei nostri cuori, anche in tempi di sofferenza e difficoltà.

Il past. Ian Sweeney, presidente dell’Unione avventista britannica, afferma che “siamo cittadini di due regni, ma quando questi si scontrano, il regno di Dio deve avere la priorità”. L’impegno di quegli “eroi alternativi” di 100 anni fa, potrebbe essere di ispirazione per noi, nella nostra vita, per onorare ulteriormente le parole di Gesù: “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” (Gv 14:27). (lf)

 

Genova – Anniversario di matrimonio

Genova – Anniversario di matrimonio

Franca Petrilli – Sabato 15 settembre, si è tenuta una grande festa. Attilio Garcia e Elena Salinas hanno festeggiato il loro anniversario di matrimonio con la comunità. Diciannove anni vissuti insieme, nel rispetto reciproco, nella gioia, nell’unità della fede. Al momento della preghiera di benedizione, la commozione ha colto tutta l’assemblea. I festeggiati hanno offerto il pranzo a tutti i presenti e non è mancata una spettacolare e buonissima torta a tre piani.

 

 

 

 

 

 

 

[Foto credit: Franca Petrilli]

90 anni Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste: predicazione del presidente mondiale, pastore Ted Wilson

90 anni Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste: predicazione del presidente mondiale, pastore Ted Wilson


L’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno ha festeggiato i 90 anni di presenza e il trentennale della legge 516 che regola i rapporti tra lo Stato e la stessa Unione.
Per l’occasione era presente anche il pastore Ted Wilson, presidente mondiale della Chiesa Cristiana Avventista.

Ascoltiamo la sua predicazione che trae spunto dal testo del Vangelo di Giovanni, capitolo 4, versetti 13 e 14: «Gesù le rispose: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna”».

Servizio di Daniele Amodeo.

Asti – Anniversario della chiesa

Asti – Anniversario della chiesa


Filippa Di Carmelo
– Sabato 3 marzo, è scesa molta neve sulla città, ma in Corso Venezia 23 il sole splendeva grazie al calore e all’affetto di tanti fratelli provenienti dal Piemonte, e non solo, per condividere la gioia di due eventi straordinari: i 71 anni dalla nascita della nostra chiesa e il ritorno in città, dopo 20 anni trascorsi nella frazione di Isola d’Asti. Al mattino, abbiamo celebrato Dio con un culto di lode in cui si sono alternate letture di salmi, inni stupendi, ricordi e testimonianze. Abbiamo così ripercorso la storia dell’avventismo nell’astigiano dai primi pionieri negli anni ’30 fino ad oggi. Commoventi sono stati i saluti in video dei pastori emeriti. Il culto è culminato con il sermone sul ritorno di Gesù, presentato dal past. Stefano Paris, presidente dell’Uicca.

(Foto pervenuta dalla comunità in oggetto)

Il coraggio della pace

Il coraggio della pace

Dichiarazione della Chiesa cristiana avventista in Germania nel Centenario della fine della Prima guerra mondiale.

Notizie Avventiste – In occasione del Centenario della fine della Prima guerra mondiale, la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno in Germania ha rilasciato la dichiarazione “Il coraggio della pace”, pubblicata nel numero di febbraio della rivista Adventisten heute. Nel documento, informa l’agenzia stampa Apd dal sito Eud, i dirigenti della Chiesa raccomandano ai fedeli di non partecipare, direttamente o indirettamente, a nessun conflitto armato.
“Quando termina una guerra non significa che abbia inizio la pace”, esordisce la dichiarazione. Si tratta di una lezione appresa dal primo conflitto mondiale, preludio alla guerra moderna che si avvale delle nuove tecnologie. Guerra informatica, attacchi con droni, minacce di armi chimiche, terrorismo globale, il modo di combattere oggi è cambiato ancora una volta in maniera radicale, e spesso non si distinguono più chiaramente i fronti e le parti in conflitto.

Non solo guerra
In ricordo della fine della Prima guerra mondiale, avvenuta l’11 novembre 1918, e in considerazione dei nuovi potenziali pericoli, i leader della Chiesa avventista tedesca hanno voluto ribadire la loro posizione cristiana, come era già avvenuto nella dichiarazione “Schuld und Versagen” (Colpa e fallimento) del 2014. Bisogna tener presente che la guerra non è mai giusta. “Dietro ogni conflitto militare si celano interessi, aperti e nascosti, che non sono guidati dalla pura ricerca della giustizia”, afferma la dichiarazione. Il destino delle persone nelle aree di conflitto è spesso ritenuto di secondaria importanza. Per questo motivo, i comitati delle Unioni avventiste della Germania occidentale e meridionale già sottolineavano nel dicembre 1983: “Oggi ripudiamo la guerra in qualsiasi forma”. Il rischio di conflitti genera paura e porta a una continua corsa agli armamenti, così la pace è costantemente minacciata. Ma anche un eccessivo nazionalismo, demarcato in maniera aggressiva, suscita timori e minaccia la pace; inoltre la produzione industriale di armi è un importante fattore economico.

Ambasciatori di pace e riconciliazione
La dichiarazione evidenzia: “Gesù Cristo chiamò i suoi seguaci ad essere costruttori di pace”. Quando le persone vivono in pace con Dio, cercano anche la pace con gli uomini, perché essa è indivisibile e permea tutti gli aspetti della vita. Per questo motivo, la dichiarazione del 2014 della Chiesa avventista tedesca, in occasione dei 100 anni dallo scoppio della Grande guerra, afferma anche: “Crediamo che, agendo come ambasciatori di pace e riconciliazione nell’ambiente che li circonda, i seguaci di Gesù applichino meglio i consigli delle Sacre Scritture”.

Nessun servizio volontario nelle forze armate tedesche (Bundeswehr)
Pertanto, la Chiesa raccomanda agli avventisti, giovani e adulti, di “non partecipare in una guerra né direttamente, tramite il servizio volontario nelle forze armate tedesche, né indirettamente, aiutandone la preparazione tramite la produzione di armi e loro accessori, e l’informatica”. Dopo la cessazione del servizio militare obbligatorio nel 2011, le forze armate tedesche offrono incentivi alla leva volontaria, tra cui formazione professionale e laurea. “La nostra Chiesa non incoraggia a entrare nell’esercito, per la sua posizione di non combattente basata sulla Bibbia… “, precisa il documento, citando una frase del past. Ted N. C. Wilson, presidente della denominazione mondiale, che sottolinea come la Chiesa avventista non abbia mai abbandonato, sin dalla sua fondazione, la “testimonianza storica per la pace e il servizio di non combattente”.

La costruzione della pace inizia intorno a noi
“La pace inizia dalle relazioni umane intessute nel proprio ambiente e continua fino a raggiungere una più ampia responsabilità sociale”, dichiara ancora il documento. Contribuiscono anche alla pace l’impegno a favore della libertà religiosa, la lotta alla povertà tramite l’istruzione, la prevenzione della salute attraverso gli ospedali e l’educazione a uno stile di vita sano, il sostegno umanitario e alla qualità della vita grazie al servizio dell’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (Adra) e l’Associazione avventista per il benessere (Advent-Wohlfahrtswerk – Aww). Perdono, pace e giustizia prosperano solo sulla base della non violenza, proprio come Gesù Cristo ha dimostrato con la sua vita e la sua morte. Pertanto, gli avventisti del 7° giorno sono chiamati a esercitare la loro responsabilità in questo mondo, senza violenza. Crediamo che, con il ritorno di Gesù, “sopraggiungerà” il regno di pace di Dio, perciò, dovremmo già avvicinarci a questo regno oggi, tramite il nostro comportamento.

Una decisione quasi unanime
La dichiarazione “Il coraggio della pace” (Mut zum Frieden) è stata approvata, con un solo voto contrario, durante il Consiglio di fine anno, dai 51 membri del Comitato della Chiesa avventista tedesca, tenutosi ad Altena, in Vestfalia, nel dicembre 2017. In Germania ci sono circa 35.000 avventisti che si riuniscono in 558 chiese.

Non combattenti già durante la guerra civile americana
Il past. Holger Teubert, direttore del Dipartimento per l’obiezione di coscienza e la pace della denominazione in Germania, ha riferito che la Chiesa avventista fu organizzata mentre era in corso la guerra civile americana (1861-1865). A quel tempo gli avventisti erano solo 3.500 e vivevano tutti negli Stati dell’Unione (Stati del nord) degli Stati Uniti. Erano fermi oppositori della schiavitù. Tuttavia, a causa della loro convinzione cristiana, rifiutarono di porre fine alla schiavitù con la forza delle armi. Il governo dell’Unione riconobbe loro lo status di “non combattenti” e gli avventisti coscritti poterono svolgere il loro dovere nel servizio medico non armato. Ma accadde che ufficiali subordinati negarono questo diritto e in diversi furono inviati, contro la loro volontà, nelle truppe combattenti. Coloro che rifiutarono di imbracciare le armi furono minacciati di passare per la corte marziale e la fucilazione. In una tale situazione, fu lasciato alla coscienza dell’individuo di decidere se obbedire agli ordini dei propri superiori.

Non combattenti durante la Prima guerra mondiale, tranne in Germania
Il past. Teubert ha anche spiegato che questo atteggiamento verso il servizio militare caratterizza ancora oggi gli avventisti. Durante la Grande guerra, la Chiesa continuò a mantenere la posizione di non combattente negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in altri Paesi. In Inghilterra, circa 130 avventisti arruolati prestarono servizio militare non combattente. Costretti, alcuni di loro rifiutarono di imbracciare le armi e furono  inviati nella famigerata prigione di Dartmoor, dove subirono gravi abusi. In Russia, circa 500 avventisti vennero arruolati nell’esercito e molti erano non combattenti. 70 di loro furono mandati in prigione o nei campi di lavoro non avevano voluto prendere le armi.

Tuttavia, in una circolare del 2 agosto 1914, la dirigenza della Chiesa avventista in Germania e Austria-Ungheria raccomandò ai membri coscritti “di adempiere i nostri doveri militari con gioia e cordialità”, “fare uso delle armi” e anche di “svolgere azioni militari di sabato”. Non tutti gli avventisti furono d’accordo con questo atteggiamento, coloro che si rifiutarono di prendere le armi dovettero subire dure conseguenze. Il past. Teubert ha parlato dei 20 avventisti che furono condannati al confino in Germania, durante la Prima guerra mondiale: cinque morirono in prigione o subito dopo il loro rilascio, a causa dei maltrattamenti.

Nel 1920, i responsabili della Chiesa avventista tedesca ritirarono la loro dichiarazione sul servizio militare e si pentirono di averla emessa, ha riportato ancora il past. Teubert. La questione fu ripresa nella dichiarazione “Schuld und Versagen” (Colpa e fallimento) rilasciata nel 2014 in occasione dei 100 anni dallo scoppio della Grande guerra. La denominazione convenne che l’allora dirigenza “non fu all’altezza delle sue responsabilità nei confronti delle chiese e accusò ingiustamente i membri che non condivisero la loro opinione e si dichiararono non combattenti, subendo in alcuni casi le persecuzioni dalle autorità dello Stato”. La dirigenza della Chiesa si scusò con “i figli e i discendenti” di coloro che all’epoca furono ingiustamente accusati per il loro “fallimento” nella guerra: “Abbiamo imparato dalla nostra dolorosa storia che i figli di Dio sono chiamati ad essere persone di pace e a rifiutare tutte le forme di violenza contro persone innocenti”.

Servizio civile e soldati adibiti alle costruzioni
Prima della riunificazione, nella Repubblica Federale Tedesca non esisteva il servizio militare medico non combattente, per questo la Chiesa avventista della Germania dell’Ovest raccomandò ai membri in età di leva di avvalersi del loro diritto di obiezione di coscienza e di prestare servizio civile. Secondo il past. Teubert, quasi tutti gli avventisti seguirono l’indicazione. Nella Repubblica Democratica Tedesca (Rdt) non esisteva il servizio civile, ma solo la possibilità di prestare servizio non combattente come soldati adibiti alle costruzioni. La maggior parte degli avventisti di leva ingrossarono le fila dei soldati da costruzione, nonostante questo comportasse una serie di svantaggi professionali.

(Fonte: Agenzia Stampa Avventista – Apd; EudNews)

(Foto: Matthias Mueller/churchphoto.de)

Jesi – 500 anni della Riforma protestante

Jesi – 500 anni della Riforma protestante


Monia Ciccarelli
– L’anniversario è stata occasione per una lunga festa iniziata il 28 ottobre, con Paolo Ricca come ospite fin dal mattino. Nel pomeriggio, Ricca ha tenuto una conferenza interessante e partecipata oltre ogni più rosea aspettativa. La festa si è conclusa lo scorso fine settimana (17-19 novembre) con tre incontri in cui le chiese protestanti delle Marche – metodista, battista e avventista del 7° giorno – hanno potuto parlare al pubblico del credo, della loro nascita e della liturgia. Jesi è stata luogo di questo evento, patrocinato dal Comune, in sedi prestigiose e di forte rilevanza storica per la cittadina marchigiana. Obiettivo principale: non commemorare ma rivivere costantemente la Riforma, migliorandosi.

(Foto: Monia Ciccarelli)

 

 

 

Dieci anni nel nuovo locale della chiesa di Parma

Dieci anni nel nuovo locale della chiesa di Parma

Charmy Madnack – Dieci anni fa, esattamente il 10 novembre 2010, la comunità di Parma entrava nella nuovissima e graziosa chiesa. Finalmente, dopo tante vicissitudini, i membri abbandonavano il piccolo sottoscala e celebravano il loro primo sabato nel luogo anelato da anni.

Tante cose sono successe e cambiate in questi anni: battesimi, matrimoni, compleanni, feste e, purtroppo, anche alcuni funerali.

Grazie ai nuovi locali, abbiamo avuto l’opportunità di ospitare iniziative che ci hanno permesso di essere punto di riferimento per la città e quindi di farci conoscere da molte famiglie.

Per festeggiare questo decennale, sabato 11, la chiesa ha pensato di organizzare un’agape offrendo il pranzo. L’intento era quello di riunire insieme i membri, passare un sabato diverso, di allegria, gioia, risate e conoscenza. Quale miglior modo per farlo se non mangiando insieme, come ci ha insegnato Gesù?

In questi dieci anni le difficoltà non sono mancate, ma con l’unità e l’aiuto del Signore, il quale non ci ha mai fatto mancare niente, abbiamo anche avuto tante benedizioni.

(Foto: Taras Kovalciuk)

 

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