Giornata contro le mutilazioni genitali femminili. Mai più

Giornata contro le mutilazioni genitali femminili. Mai più

HopeMedia Italia – Il 6 febbraio è la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf), istituita dall’Onu nel 2012. La Chiesa avventista è tra i gruppi religiosi, le organizzazioni non governative e altri organismi che promuovono la consapevolezza e operano concretamente per porre fine a questa pratica.

Sono Mgf tutti quei procedimenti che comportano l'alterazione o la lesione dei genitali femminili per motivi non medici. Sono riconosciute a livello internazionale come una violazione dei diritti umani delle ragazze e delle donne. Rispecchiano una profonda disuguaglianza di genere e costituiscono una forma estrema di discriminazione. La pratica viola anche i diritti alla salute, alla sicurezza e all'integrità fisica, il  diritto ad essere libere dalla tortura e da trattamenti crudeli, inumani o degradanti, e il diritto alla vita, perché questa pratica porta anche alla morte.

Alcuni dati 
Praticate in quasi 30 Paesi in Africa e Asia, le bambine subiscono le Mgf per una tradizione culturale che celebra l’arrivo della pubertà. Talvolta sono ritenute uno status symbol. Gli effetti delle Mgf sono devastanti: infezioni, dolore cronico e infertilità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che 150 milioni di donne ne siano vittime e che circa 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di subire questa pratica prima del 2030.

“La pandemia di Covid-19, in corso dal 2020, ha colpito negativamente e in modo sproporzionato donne e ragazze, stravolgendo il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 5.3” si legge sul sito Onu Italia “Il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, infatti, ha riferito che 2 milioni di ragazze in più, rispetto a quanto stimato, rischieranno di subire questa pratica entro il 2030”. Per questo l’Onu ha deciso di “integrare la lotta alle mutilazioni genitali femminili nella risposta umanitaria e post-crisi”.

In seguito alle migrazioni, le Mgf sono diventate un problema globale. Persistono tra la popolazione straniera che vive in Europa occidentale, America del Nord, Australia e Nuova Zelanda. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) stima che più di 600 mila donne vivono con le conseguenze delle Mgf in Europa e che 180 mila ragazze sono a rischio di subire questa terribile pratica in 13 Paesi del vecchio continente. Nella sola Germania risiedono circa 50 mila vittime di Mgf.

Centro “Desert Flower” 
Numerose sono le organizzazioni che si battono per eliminare la pratica delle Mutilazioni genitali femminili nel mondo- In Europa opera anche il Desert Flower Center (Centro”Fiore del deserto”), inaugurato l’11 settembre 2013 presso il Krankenhaus Waldfriede, l’ospedale avventista di Berlino, per accogliere e curare le donne vittime delle mutilazioni genitali femminili (Mgf). Il Centro è realizzato in cooperazione con la Fondazione “Desert Flower” creata nel 2002 dalla top model somala Waris Dirie con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulla piaga delle Mgf e di proteggere i diritti delle donne vittime di questo rituale crudele. 

Vittima anche lei delle Mgf quando era bambina, Dirie è diventata un’attivista internazionale contro questa pratica e ha descritto la sua sofferenza nel libro “Fiore nel deserto”, pubblicato nel 1997 e diventato un film nel 2009. “Le mutilazioni genitali femminili non hanno niente a che fare con la cultura, le tradizioni o la religione” ha dichiarato l’ex top model “Si tratta di una tortura e di un crimine che vanno combattuti”.

Il Waldfriede è il primo e unico ospedale in Europa che cura le donne vittime di Mgf in maniera olistica. “Da quando è stato aperto, a settembre 2013, oltre 600 women hanno chiesto la nostra assistenza medica” ha affermato la dott.ssa Cornelia Strunz, coordinatrice medica del Centro Desert Flower “Per metà di loro è stato necessario intervenire chirurgicamente”.

Testimonianze 
"Vengo dall'Eritrea. Voglio dire che è bello avere avuto questa opportunità. Nei nostri Paesi non ci sono ancora. Ora posso finalmente vivere e amare senza paura né dolore. Sono così grata. Grazie a questo intervento ora posso vivere una nuova vita” ha detto una beneficiaria delle cure del Centro Desert Flower.

“Mi sento bene adesso. Mi sento comoda. La cura medica è stata molto delicata e rassicurante. All'inizio avevo tanta paura, soprattutto per il dolore, ma l'intervento mi ha guarito” è stata la testimonianza di un’altra vittima aiutata dal Centro.

"Durante un corso di formazione per medici e ostetriche, tenuto alla fine di settembre, ho avuto l'opportunità di approfondire questo prezioso lavoro" ha spiegato Dagmar Dorn, ostetrica e direttrice dei Ministeri Femminili presso la Regione Intereuropea della Chiesa avventista (Eud).

“Mi ha reso triste, oltre che arrabbiata” ha aggiunto “vedere il dolore e la miseria che queste donne hanno sopportato per tutta la vita e come, ancora una volta, ragazze e donne innocenti siano diventate bersagli di violenza. Il maggiore desiderio delle donne è vedere rispristinata la loro integrità fisica. Come Chiesa mondiale, siamo chiamati a combattere contro le Mgf e a non tollerare da nessuna parte questa pratica spaventosa”.

"Diamo alle bambine la possibilità di avere un futuro diverso ed evitiamo di sperimentare una delle pratiche più crudeli” le ha fatto eco Elsa Cozzi, direttrice dei Ministeri in favore dei Bambini all’Eud “Esortiamo tutti coloro che possono avere influenza e potere a farsi avanti per fermare questa crudeltà e dire: Dobbiamo agire ora! Domani sarà troppo tardi!”.

"Insieme, possiamo eliminare le mutilazioni genitali femminili entro il 2030. Ciò avrà un effetto positivo a catena sulla salute, l'istruzione e il progresso economico delle ragazze e delle donne" ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

Questo è anche il nostro obiettivo.

[Fonte: EudNews]

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Servire, nutrire, formare. 25 anni di Ministeri Femminili

Servire, nutrire, formare. 25 anni di Ministeri Femminili

HopeMedia ItaliaSabato 23 gennaio, alle ore 16, i Ministeri Femminili (MF) festeggiano 25 anni di attività con un programma online trasmesso su hopechannel.it (hopemedia.it) e su facebook.com/avventista, la pagina Facebook della Chiesa. “Un ministero per ogni donna” è il tema dell’evento.

Sarà un modo per stare insieme, anche se a distanza, come è ormai abitudine durante i mesi di pandemia, e per lodare e ringraziare il Signore che ha accompagnato i MF fin qui e lo farà anche in futuro.

Il Dipartimento dei Ministeri Femminili è nato ufficialmente nel 1995, ma aveva avuto inizio oltre cento anni fa grazie a Sarepta Henry che lavorò instancabilmente per creare una rete e un sistema di sostegno delle donne della chiesa. Dopo la sua morte, nonostante avesse costituito un comitato di lavoro, i MF smisero pian piano la loro attività. Riattivati nel 1990, nel 1995 assunsero lo status ufficiale di Dipartimento presso la Chiesa avventista mondiale e continuarono a crescere nelle varie nazioni.

I Ministeri Femminili svolgono un servizio di sostegno, nutrimento spirituale e formazione delle donne perché possano scoprire e mettere a frutto i propri doni e talenti nelle loro chiese e nella società in cui vivono.

Non mancare a questo appuntamento.

Buoni propositi di testimonianza. L’augurio delle donne evangeliche per il nuovo anno

Buoni propositi di testimonianza. L’augurio delle donne evangeliche per il nuovo anno

Lina Ferrara – Alla fine di questo 2020, come tradizione ogni anno, la Federazione donne evangeliche in Italia (Fdei), di cui fanno parte anche i Ministeri Femminili dell'Unione avventista (Uicca), invia un messaggio che augura “buoni propositi di testimonianza, sorernità e fraternità per l’anno nuovo”.

La Fdei, nella persona della presidente, Gabriela Lio, vuole far sentire la sua vicinanza “in questo tempo difficile” con un augurio speciale così articolato: 
– un augurio di fede e nella fede in Cristo, “Oggi, nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, Signore” (Luca 2,11-12); 
– un augurio di gioia, come quello degli angeli ai pastori, “Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà” (Luca 2,10); 
– un augurio che ci conduca verso la mangiatoia, come i pastori quando dicevano fra loro “Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere” (Luca 2,15), ed essere nuovamente dinanzi al bambino, nato da donna, in situazioni di marginalità e povertà, rendendoci consapevoli del carattere tragico dell’esistenza umana nelle situazioni di precarietà e improvvisazione; 
– un augurio a saper guardare nelle piccole cose, fragili e umili, dove Dio continua a rivelarsi “avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia” (Luca 2,12);
– un augurio che Dio continui a guidarci verso luoghi inaspettati e occulti alla vista dei potenti “perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Luca 2,7), come tanti e tante sfrattati, sfollati, espulsi dalle loro terre, che vagano per il mondo alla ricerca di una nuova casa, o come le donne che cercano una casa sicura; 
– un augurio a saper guardare la manifestazione della sua presenza salvatrice e guaritrice consapevoli che la fragilità, gratuità e provvisorietà richiede cura, abbraccio, seno materno e custodia della vita umana; 
– infine, e soprattutto, un saluto di pace con quel primo canto natalizio che gli angeli hanno cantato annunciando ai pastori di Betlemme la nascita di Gesù "Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini e alle donne che Egli gradisce”.

 

 

Un ministero per ogni donna. A gennaio la festa per i 25 anni dei Ministeri Femminili

Un ministero per ogni donna. A gennaio la festa per i 25 anni dei Ministeri Femminili

HopeMedia Italia – I Ministeri Femminili (MF) della Chiesa avventista nel mondo e in Italia compiono 25 anni di attività. “Pensando a questo numero importante” ha affermato la coordinatrice nazionale, Lina Ferrara “mi viene in mente una giovane donna nel fiore degli anni, che a questa età ha già raggiunto alcuni obiettivi nella sua vita, pur rimanendo protesa verso ciò che le riserva ancora il suo lungo futuro. Come lei, anche il Dipartimento dei Ministeri Femminili ha consolidato alcuni aspetti, ma tanto rimane ancora da fare”.

Con il motto “Un ministero per ogni donna”, i MF festeggiano questo anniversario, sabato 23 gennaio 2021, alle ore 16, con un programma online trasmesso su hopechannel.it

“Sarà un modo per stare insieme, anche se a distanza, come siamo ormai abituati in questo 2020 di pandemia” ha aggiunto Ferrara “Ci mancherà il calore dei consueti incontri delle donne, caratterizzati da abbracci e momenti conviviali, ma cercheremo di creare un clima simile anche dal web”.

Il Dipartimento dei Ministeri Femminili è nato ufficialmente nel 1995, pur se in realtà aveva avuto inizio oltre cento anni fa grazie a Sarepta Henry che lavorò instancabilmente per creare una rete e un sistema di sostegno delle donne della chiesa. Dopo la sua morte, nonostante avesse costituito un comitato di lavoro, i MF smisero pian piano la loro attività. Riattivati nel 1990, nel 1995 assunsero lo status ufficiale di Dipartimento presso la Chiesa avventista mondiale e continuarono a crescere nelle varie nazioni.

“Quella di gennaio non sarà una festa commemorativa del passato” ha precisato la coordinatrice nazionale “ma un tempo per lodare e ringraziare il Signore che ha accompagnato questo Dipartimento fin qui e lo farà anche in futuro. Con il suo aiuto, continueremo a svolgere un servizio nel sostenere, nutrire spiritualmente e formare le donne perché possano scoprire e mettere a frutto i propri doni e talenti nelle loro chiese e nella società”.

“Prendete nota della data della festa” ha concluso “Siete tutti invitati!”.

 

 

 

Giornata enditnow®.  Uno spot contro violenza e abusi

Giornata enditnow®. Uno spot contro violenza e abusi

Lina Ferrara – La Giornata enditnow®-gli avventisti dicono no alla violenza e agli abusi è un’iniziativa globale della Chiesa per sensibilizzare, aumentare la consapevolezza individuale, la responsabilità e il coinvolgimento, e contribuire ad arginare la marea di questi terribili mali.

In questo anno di grande incertezza e di crisi sanitaria, economica e sociale, tanti hanno perso il lavoro e sono incapaci di gestire i bisogni quotidiani delle proprie famiglie. Il disagio può diventare insopportabile e sfociare in episodi di violenza. Il lockdown di primavera ha costretto tutti a restare a casa e le abitazioni sono diventate gabbie atroci per le donne vittime di violenza domestica.

Sabato 21 novembre è la Giornata enditnow®. I Giovani avventisti, insieme ai Ministeri Femminili, dicono basta a ogni forma di abuso e violenza.

E lo fanno con uno spot video.

Guardalo ora. 

Contro la violenza domestica servono consapevolezza, impegno e supporto alle vittime

Contro la violenza domestica servono consapevolezza, impegno e supporto alle vittime

Lo ha detto un docente della Harvard ai leader della Chiesa avventista mondiale.

HopeMedia Italia – “La violenza domestica è una sfida che la Chiesa avventista del settimo giorno deve affrontare” ha affermato David Williams, professore e ricercatore dell’Università di Harvard, nel suo intervento al Comitato esecutivo mondiale della denominazione, tenuto online a metà ottobre. Nella presentazione sul tema “Enditnow: Effectively Affronting the Challenge of Domestic Violence” (Enditnow: affrontare con efficacia la sfida della violenza domestica), il docente ha parlato della situazione nel mondo e ha poi mostrato cosa può fare la Chiesa.

Peter Landless, responsabile generale dei Ministeri per la promozione della Salute della denominazione, ha introdotto l’intervento di William e accennato all’iniziativa enditnow® lanciata da vari anni per fermare la violenza contro le donne e le ragazze. “È un progetto avviato dai Ministeri Femminili” ha spiegato Landless “che oggi coinvolge anche i Ministeri della Famiglia e i Ministeri in favore dei Bambini, e tutti collaborando per affrontare efficacemente la violenza domestica”.

Di cosa si tratta 
Nella prima parte della sua presentazione, Williams ha definito la violenza domestica con le parole usate dalle Nazioni Unite: “Qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata”.

"La violenza domestica ha molti volti – fisico, sessuale, economico – ma è sempre psicologica: attacchi verbali e costante erosione dell’autostima” ha affermato il docente. Comprende quindi una vasta gamma di comportamenti, tra cui il controllo costante di dove sia il coniuge, dirle che è brutta, grassa o magra, stupida o inutile; e purtroppo include persino l’uso della Bibbia per giustificare il comportamento aggressivo.

Secondo l’Onu, il luogo più pericoloso per le donne è la casa. Infatti, "una donna corre maggiori rischi di subire aggressioni, lesioni fisiche e persino di essere assassinata in casa sua che in qualsiasi altro contesto” ha evidenziato il professore. Le statistiche fanno riflettere. Nel 2017 sono state uccise 87.000 donne nel mondo; 50.000 di loro (il 58%), sono morte per mano di partner intimi o di familiari. Uno studio del 2018 dell'Ufficio Onu contro la droga e il crimine rivela che “le donne sono l’82% degli omicidi perpetrati da un partner o da un familiare; sei donne vengono uccise ogni ora, vale a dire 137 al giorno, da persone che conoscono”. E il numero delle morti è in aumento, ha riferito Williams, dato che negli ultimi anni non si sono registrati “progressi nella protezione e nel salvataggio della vita delle vittime di sesso femminile, nonostante le leggi e i programmi per sradicare la violenza contro le donne”.

Violenza domestica tra i cristiani e nella società 
Alcuni studi hanno dimostrato che la violenza domestica è più comune nei piccoli gruppi religiosi conservatori. Una ricerca del 2006 su un campione casuale di 1.431 avventisti di 70 chiese, in un'area di cinque stati degli Usa, ha riscontrato livelli inquietanti di violenza da parte del partner. 
Nemmeno la società aiuta poiché la violenza è presentata come metodo comune di risoluzione dei problemi. “In molti programmi televisivi per bambini [cartoni animati] la violenza è la prima scelta nella risoluzione dei conflitti ed è priva di conseguenze permanenti” ha spiegato Williams "La vittima schiacciata o fatta esplodere appare magicamente risanata poco dopo, e ciò è seguito da un incessante addestramento avanzato sulla violenza attraverso film e TV”.

Nel contesto religioso, la Bibbia è stata spesso usata impropriamente per offrire supporto morale e ideologico alle idee di superiorità maschile e per imporre rigidi limiti al comportamento di mariti e mogli. “Molte persone nella nostra società ravvisano il ruolo socialmente determinato di mariti e mogli come qualcosa stabilita da Dio per tutte le culture, società ed epoche”. 

Il testo più famoso usato per giustificare l'abuso sulle mogli da parte dei loro mariti è Efesini 5:22, in cui l'apostolo Paolo scrive: “Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti”. Alcuni mariti pensano che questo versetto dia loro la licenza di usare la forza fisica nei loro sforzi per "comandare ai loro figli e alla famiglia dopo di loro" e "molte mogli accettano la violenza come parte della loro sorte ordinata da Dio nella vita" ha rilevato Williams.

Ma Efesini 5:22 non può essere separato dal versetto 21, in cui Paolo chiama tutti a sottomettersi “gli uni agli altri nel timore di Cristo” ha aggiunto “Il comando alle mogli di essere soggette ai loro mariti va bilanciato dai tre imperativi presenti in questo brano, affinché i mariti amino le loro mogli con lo stesso amore altruistico di Cristo per la chiesa. Questo passo rivolge il doppio delle istruzioni ai mariti rispetto alle mogli, poiché 9 versetti su 13 descrivono come i mariti devono prendersi cura e amare le loro mogli”.

Cosa può fare la chiesa? 
L'entità dell’abuso del coniuge nella società indica che i cristiani dovrebbero svolgere un ministero verso le vittime. "Se vogliamo essere veramente simili a Cristo, dobbiamo essere desiderosi di identificare e prenderci cura di coloro che non sono protetti, ma feriti e senza un difensore". Come chiesa, “possiamo essere parte del problema o parte della soluzione. Non ci sono soluzioni facili, ma si può fare molto”.

Williams ha spiegato che l'ignoranza e lo stigma associati alla violenza domestica evidenziano la necessità di formare e istruire pastori e altri operatori istituzionali riguardo agli abusi. "Spesso il clero, gli operatori sanitari e dei servizi sociali trattano le vittime in modo insensibile e finiscono per rafforzare in loro il senso di colpa o l'umiliazione”. Qualcosa di simile può accadere in un ambito religioso, poiché molte donne vittime di abusi sentono di non poter parlare con la loro chiesa o il loro pastore.

In questo contesto impegnativo, ci sono almeno tre cose che la chiesa può fare, ha proposto Williams: essere consapevoli, impegnarsi e supportare le vittime. Nell'ultima parte della sua presentazione, ha elaborato questi tre suggerimenti.

Aumentare la consapevolezza 
La chiesa, ha consigliato Williams, deve prendere una posizione decisa sulla questione degli abusi e presentare regolarmente messaggi, in sermoni, workshop, seminari e incontri, che gli abusi domestici sono non cristiani e sbagliati. "La chiesa locale può utilizzare locandine, cartoline, volantini e il proprio sito web per affermare pubblicamente che gli abusi domestici sono inaccettabili e contrari al progetto di Dio per le famiglie cristiane" ha raccomandato "La chiesa deve riconoscere il dolore vero e la vittimizzazione causati da abusi fisici e sessuali, e offrire opportunità di guarigione e riconciliazione a coloro che sono stati feriti, e confronto e assistenza appropriata agli abusanti".

È qualcosa, ha ammonito Williams, non sempre facile da realizzare poiché molte chiese non hanno l'esperienza necessaria: “Senza un'adeguata formazione ed esperienza in questo campo, possiamo fare più male che bene. Ma possiamo imparare come sostenere le vittime e aiutarle a cercare assistenza professionale presso gli organismi competenti”.

Coinvolgimento attivo 
La chiesa deve impegnarsi per diventare un luogo sicuro, con azioni più ponderate intraprese sia dalla comunità sia dai dirigenti. “Chi dirige la chiesa deve ‘fare i compiti’ e aumentare la propria conoscenza circa gli abusi domestici” ha suggerito il professore “Usare risorse online e leggere libri sull'argomento per essere più informato”. Il loro compito è anche quello di istruire la chiesa invitando un’associazione o un organismo locale, che si occupa di abusi domestici, a tenere presentazioni e formazione, e persino dedicare una giornata del proprio calendario ecclesiastico a una maggiore consapevolezza.

La chiesa deve avere occasione di discutere sul tema degli abusi domestici e sulle questioni di conflitto nei corsi o nelle risorse prematrimoniali, matrimoniali e relazionali, e nei programmi per i giovani. "Pianificate seminari speciali e corsi di formazione per gli uomini su cosa significa essere un uomo che cammina sulle orme di Gesù”.

Secondo Williams, è anche essenziale rispettare, ascoltare e credere a chi ha subito abusi, evitare di chiedere prove della violenza subita e rassicurare la vittima sul fatto che non è colpa sua. Importante è anche "assicurare che la riservatezza sarà mantenuta e… essere onesti e chiari sulla propria capacità di dare aiuto”.

La chiesa può anche aiutare gli uomini a riconoscere il loro problema. “Dio richiede che gli uomini si assumano la piena responsabilità delle loro azioni, e il primo passo nella prevenzione è riconoscere di avere un problema”.

Supporto a vittime, sopravvissuti e autori 
La chiesa può fornire riferimenti e supporto alle risorse locali per i sopravvissuti e gli autori degli abusi. "Collaborate con chi offre servizi locali e impostate percorsi e sistemi chiari di riferimento" ha consigliato.

"Alcune grandi chiese potrebbero affrire un supporto completo alle vittime e ai colpevoli in collaborazione con i fornitori di servizi locali” ha aggiunto, ma “tutte le attività di supporto dovrebbero essere svolte in modo da garantire la sicurezza e la riservatezza alle donne e ai loro bambini”.

Consigli biblici 
In tutta la Bibbia, Dio ci chiama ad amarci l’un l’altro, ha ricordato Williams, avviandosi alla conclusione del suo intervento “Abbiamo ottimi consigli dalla Scrittura. Guardiamo al Signore; guardiamo allo Spirito Santo per essere convinti su questo problema all'interno delle nostre chiese e comunità”. Ha infine ribadito l’invito a sviluppare programmi che facciano la differenza nella protezione di tutti i figli di Dio. “Sappiamo che agendo così, svolgeremo l’opera a cui il Signore ci ha chiamati: prenderci cura di ‘questi miei minimi’ [cfr. Matteo 25:40 ndt], proteggerli e garantire loro sicurezza e benessere”.

[Fonte: Marcos Paseggi/Adventist Review]

 

A novembre la Giornata enditnow® contro gli abusi

A novembre la Giornata enditnow® contro gli abusi

Lina Ferrara – I Ministeri Femminili (MF) dedicano anche in questo particolare anno, sconvolto dalla pandemia, un sabato per sottolineare il messaggio cristiano e l’operato di Gesù contro ogni forma di violenza e di abuso. Qui in Italia, la Giornata enditnow® (gli avventisti dicono no alla violenza) ricorre nel sabato più in prossimità del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Onu.

Quest’anno il sabato enditnow® cade il 21 novembre. Il Dipartimento nazionale dei MF è in fase di preparazione del materiale in italiano (sermone del mattino e incontro pomeridiano, coronavirus permettendo), prodotto dai MF della Chiesa avventista mondiale. Appena pronto sarà inviato alle referenti nelle chiese.

Intanto vorrei chiedere alle comunità locali di tener conto, se possibile, di questa data nel formulare il calendario dei sermoni del prossimo trimestre. Naturalmente, qualora non fosse possibile, sentitevi libere di dedicare un altro sabato a questo tema.

La giornata contro gli abusi è la terza data annuale dedicata ai Ministeri Femminili nel calendario degli eventi speciali della Chiesa mondiale. Le altre due sono: la Giornata internazionale di preghiera delle donne (primo sabato di marzo) e la Giornata dei Ministeri Femminili (secondo sabato di giugno).

Per conoscere l’attività dei Ministeri Femminili visita il sito ministerifemminili.uicca.it

Paraguay. Battezzata grazie all’attività dei Ministeri Femminili in carcere

Paraguay. Battezzata grazie all’attività dei Ministeri Femminili in carcere

 

Maol – Mariza si sentiva devastata. Suo figlio era in prigione ed era difficile accettare la sua assenza, ma sapeva di dover essere forte e di sostenerlo in questa situazione. Così Mariza si prenotò per visitare suo figlio quel sabato e andò a trovarlo come al solito.

Arrivata sul posto, la donna vide alcune persone radunate nel padiglione. Si avvicinò e chiese chi fossero e quale attività svolgessero. Le risposero con gentilezza che erano un gruppo di donne che si incontravano ogni sabato per visitare i detenuti e studiare la Bibbia, e che erano della chiesa avventista del settimo giorno. Sentendosi accolta, Mariza chiese di poter far parte del gruppo.

«Da luglio 2019 è la nostra fedele compagna. Ogni sabato è coinvolta nelle attività dei Ministeri Femminili e partecipa attivamente ai gruppi di studio» ha spiegato María Cristina González, direttrice del Ministeri Femminili (Mmff) della chiesa avventista centrale di Encarnación, in Paraguay.

Nell’ottobre dello stesso anno, Mariza sentì nel suo cuore il desiderio di essere battezzata e decise di studiare la Bibbia in modo più completo. Per questo chiese alle sue amiche dei Mmff di accompagnarla in questo processo e loro, con grande gioia, accettarono di esserle vicine.

Dopo diversi mesi di studio, sabato 6 giugno 2020 Mariza ha testimoniato pubblicamente il suo desiderio di cambiare vita e seguire Cristo. «Molto tempo fa avevo promesso a Dio che, se avessero rilasciato mio figlio, avrei dedicato il mio tempo a servirlo. E oggi, in compagnia di mio figlio, do la mia vita a Cristo e ribadisco la promessa: dedico il mio tempo al suo servizio» ha affermato nel giorno del suo battesimo.

Questo momento è diventato un simbolo di gratitudine a Dio per l’opera che i Mmff svolgono nel penitenziario regionale di Itapúa «El Cereso». Oggi Mariza continua il suo ministero nella prigione affinché più persone conoscano Cristo e vivano l’esperienza della conversione.

Come Mariza, molti hanno preso la decisione di seguire Cristo grazie al lavoro svolto dai Ministeri Femminili in Paraguay.

[Foto: Divulgación. Fonte: noticias.adventistas.org]

 

Donne di Parola

Donne di Parola


In questo numero di Leggiamo insieme presentiamo il libro a cura della pastora valdese Letizia Tomassone dal titolo “Donne di Parola. Pastore, diacone e predicatrici nel protestantesimo italiano” (ed. Nerbini).

Questo libro a più voci mostra un panorama delle diverse esperienze di donne che vivono il loro ministero «ordinato» nelle Chiese evangeliche storiche in Italia. L’accesso al ministero pastorale data dal 1962 per la Chiesa valdese ed è stato deciso nei decenni successivi dalle altre Chiese. Si tratta di un ministero che ha una genealogia storica fin dal tempo della Riforma protestante e nelle Chiese evangeliche di tutto il mondo. Vissuto come occasione di esprimere la differenza di genere nel rapporto con la Parola predicata e con la cura pastorale, l’accesso ai ministeri «ordinati» ha portato dentro le Chiese le diverse fasi dei movimenti delle donne, dalle pratiche di emancipazione, al pensiero della differenza, ai movimenti #metoo. Le pastore, le diacone, le teologhe si sono poste in dialogo con i femminismi che attraversano il nostro tempo. In questo libro si dà conto anche di questo dialogo, così come di quel dialogo ecumenico essenziale per far crescere le Chiese tutte nella riflessione sui ministeri femminili.

Letizia Tomassone, intervistata da Roberto Vacca, è pastora valdese, docente di Studi femministi e di genere presso la Facoltà Valdese di Teologia. Si interessa in particolare di teologie ecofemministe e di dialogo interreligioso. Tra le pubblicazioni: Figlie di Agar. Alle origini del monoteismo due madri (a cura di) (Effatà 2014); Crisi ambientale ed etica. Un nuovo clima di giustizia (Claudiana 2015)

13 giugno. Giornata dei Ministeri Femminili

13 giugno. Giornata dei Ministeri Femminili

 

Lina Ferrara – Il secondo sabato di giugno è dedicato ai Ministeri Femminili. Quest’anno la Giornata speciale ricorre in un momento in cui le chiese iniziano a riaprire dopo le restrizioni per il contenimento del coronavirus, attuando tutte le precauzioni richieste dal protocollo siglato con il governo. Sarà bello, quindi, usare le risorse preparate per l’occasione per dare un messaggio di speranza e di incoraggiamento nella cosiddetta fase 2 dell’emergenza Covid-19.

Il titolo del sermone è «L’amore di Cristo mi intenerisce e mi costringe», scritto da Heather-Dawn Small, direttrice dei Ministeri Femminili presso la Chiesa mondiale.

L’amore è il tema della giornata. L’amore di Dio che opera tramite la nostra vita per avvicinare le persone al messaggio della salvezza, ma anche l’amore reciproco, tra di noi. Amore che nei mesi di «confinamento» si è manifestato nella solidarietà con chi era solo, nel bisogno, ammalato, provato da un lutto.

«Relazioni» è la parola scelta dalla responsabile mondiale. «I rapporti che coltivo – Dio, marito, figli, famiglia, amici e persino sconosciuti che incontro lungo la strada – sono una priorità. L’amore è la radice di tutte le relazioni. Non il mio, bensì l’amore di Dio che opera in me e attraverso di me» sottolinea Heather-Dawn Small.

Le risorse in italiano comprendono: il testo del sermone e relativo power point; il seminario in power point su «L’arte dell’amicizia», e un terzo power point, «Gesù nostro esempio», da utilizzare per un momento di dialogo.

Colgo l’occasione per ringraziare Franca Zucca e Anna Bonanno per il lavoro di traduzione.

Tutto il materiale è disponibile sul sito dei Ministeri Femminili: https://ministerifemminili.uicca.it/

 

 

Le donne avventiste di Sydney contro la violenza domestica

Le donne avventiste di Sydney contro la violenza domestica

Notizie Avventiste – Oltre 400 donne provenienti da tutta Sydney si sono incontrate, vestite di bianco, per prendere posizione contro la violenza domestica durante la manifestazione “United Night 2020” organizzata dai Ministeri Femminili delle chiese avventiste della città.

“È bello vedere la risposta delle donne che sono arrivate indossando abiti bianchi a sostegno del movimento contro la violenza domestica. Insieme siamo una cosa sola, contro ogni forma di violenza nella nostra società” ha commentato Beryl Landers, responsabile dei Ministeri Femminili a Sydney.

L’evento non è stato tenuto solo da donne, ma sono stati coinvolti anche gli uomini. Il coro maschile “Men of Hope” si è occupato dei canti, di un rinfresco e di altri momenti del programma. “Un portavoce dei ‘Men of Hope’ ha parlato della forza delle donne e si è persino scusato a nome degli uomini che si comportano male” ha affermato Landers.

Durante l’incontro, oltre a messaggi spirituali e approfondimenti biblici, sono state presentate anche le statistiche sulla violenza domestica in Australia, che mostrano la gravità della situazione nel continente, dove in media una donna alla settimana viene uccisa dall’attuale o ex partner.

Molto preoccupante, rivelano le statistiche riportate dal sito “White Ribbon Australia“, è anche la mentalità di tanti giovani: uno su quattro pensa che sia abbastanza normale per i ragazzi fare pressioni sulle ragazze per fare sesso; un giovane su tre non pensa che controllare qualcuno sia una forma di violenza; un giovane su quattro non pensa che sia grave quando i ragazzi insultano o molestano verbalmente le ragazze per strada.

[Fonte: Adventist News Network. Foto: Adventist Record]

[Aggiornato il 28 febbraio]

Giornata internazionale di preghiera dei Ministeri Femminili 2020

Giornata internazionale di preghiera dei Ministeri Femminili 2020

 

Lina FerraraSabato 7 marzo, i Ministeri Femminili dedicano una giornata alla preghiera. Parte essenziale del nostro rapporto quotidiano con Gesù, «la preghiera ci avvicina al trono di Dio. La preghiera ci rafforza. Nella preghiera possiamo portare al Signore tutte le nostre preoccupazioni, anche ciò che non confideremmo a nessun’altra persona» scrive Heather-Dawn Small, responsabile del diaperimento a livello mondiale.

«Una vita virtuosa in un mondo non virtuoso» è il tema del sermone di quest’anno, preparato da Melody Mason, coordinatrice dell’iniziativa United in Prayer della Conferenza Generale, basato sul testo di 2 Pietro 1:3,4.

«Non importa quali siano le circostanze o le influenze che ci circondano, siamo chiamati a vivere secondo il giusto standard stabilito da Gesù per noi. Vivere virtuosamente è vivere come Gesù, nel vero senso della parola. Ciò non accade senza la preghiera diligente e l’opera dello Spirito Santo. Il frutto dello Spirito Santo è la prova che un cuore virtuoso si sta formando a immagine di Gesù» aggiunge Heather-Dawn Small.

Grazie alla collaborazione di Franca Zucca e Anna Bonanno che si sono occupate della traduzione, i Ministeri Femminili mettono a disposizione le risorse in italiano: il testo del sermone e il relativo power point; un seminario in power point.

È materiale prezioso che produce riflessione e crescita spirituale non solo delle donne, ma dell’intera comunità. Invitiamo a utilizzarlo nelle chiese, e i benefici saranno evidenti.

Tutto il materiale è scaricabile dal sito dei Ministeri Femminili, cliccando qui.

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