Pestaggi in carcere e problemi strutturali

Pestaggi in carcere e problemi strutturali


Dal Resto del Carlino del 15/272024, cronaca di Reggio Emilia: "Pestaggio in carcere, la Camera penale denuncia "condizioni degradanti per la dignità umana". Ma il direttivo degli avvocati se la prende anche con chi ha diffuso il video. "Deve essere censurata ogni forma di processo mediatico". Claudio Coppini e Roberto Vacca parlano di questo grave episodio durante la diretta RVS del 16 febbraio con Giuseppe la Pietra, coordinatore delle attività formative in carcere dell’ente di formazione Cefal-Emilia Romagna  e membro del coordinamento della pastorale carceraria della Diocesi di Parma.

Per commentare questa intervista mandateci un messaggio whatsapp (anche vocale) al seguente numero: 3482227294.

Belle storie con Veronica, persino dal carcere!

Belle storie con Veronica, persino dal carcere!


 

Nel corso della diretta del 29 gennaio, Claudio Coppini e Roberto Vacca hanno intervistato Veronica Addazio, coordinatrice artistica di RVS. Tra i temi affrontati: la storia di "In Galera", il primo ristorante al mondo aperto dentro un carcere; «Liberi di coltivare», prodotti agricoli dal carcere al ristorante. Per commentare questa intervista mandateci un messaggio whatsapp (anche vocale) al seguente numero: 3482227294.
 

Pena di morte e morte nella pena

Pena di morte e morte nella pena


Prendendo spunto dall’esecuzione in Alabama (USA) della pena capitale (con azoto) di Kenneth Smith, Claudio Coppini e Roberto Vacca intervistano Giuseppe La Pietra sulla situazione carceraria in Italia. Nonostante alcuni innegabili progressi, soprattutto in alcuni penitenziari come quello di Parma, rimangono numerose criticità, dalla scarsità di offerte formative, alla carenza strutturale di personale adeguato, fino all’intrinseca inadeguatezza della pena carceraria per soggetti che dovrebbero fare percorsi diversi. Troppo spesso invece emerge nella società una concezione arcaica e anticostituzionale che considera la detenzione una sorta di vendetta sociale, da cui però emergono casi di suicidio e individui socialmente  ancora più pericolosi. 

Giuseppe La Pietra è coordinatore delle attività formative in carcere dell’ente di formazione Cefal-Emilia Romagna  e membro del coordinamento della pastorale carceraria della Diocesi di Parma

Gli ultimi saranno… e i ciechi vedranno

Gli ultimi saranno… e i ciechi vedranno


Il circuito RVS propone una serie di incontri con cadenza quindicinale con esponenti della Federazione delle Donne Evangeliche in Italia (FDEI) per una riflessione sulla società e sulla Bibbia in una prospettiva femminile.

Oggi è il turno del Movimento Femminile Evangelico Battista (MFEB). Nella prima parte ascoltiamo una testimonianza di Federica Palo, attrice e ideatrice insieme a Raffaele Bruno del progetto "Gli Ultimi Saranno", un collettivo composto da artisti, musicisti e attori, che ha il proposito di creare e intensificare legami tra società civile e persone o gruppi di persone appartenenti a realtà socialmente periferiche attraverso l’espressione artistica.

"Si è scelto il carcere come primo luogo di interesse per l’attività del collettivo, così, a partire dal dicembre 2018, il progetto ha previsto una serie di incontri negli istituti di detenzione, dando vita a un rito di improvvisazione artistica che ha visto i detenuti non solo come spettatori, ma come parte integrante dell’evento. Più di 20 eventi realizzati finora, in 15 strutture diverse, e altri in programma. Gli incontri sono anche un’occasione di scambio e ascolto di detenuti e operatori".. Nella seconda parte ascoltiamo una riflessione sul testo evangelico di Mc 8.22-26 a cura di Vivian Monton, assistente sociale, presidente della MFEB.

È ora di cambiare

È ora di cambiare


Continuano le conversazioni di Claudio Coppini e Roberto Vacca con la redazione del settimanale Riforma, organo ufficiale delle Chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi.  Vi proponiamo un’intervista a Claudio Geymonat, membro della redazione e coordinatore del sito riforma.it.

Questi i temi affrontati in questo numero: ora di religione, un modello da superare; quando nelle carceri si vive (o si sopravvive).

 

La riscoperta della vita

La riscoperta della vita


Oggi parliamo con Giuseppe La Pietra coordinatore delle attività formative in carcere dell’ente di formazione Cefal-Emilia Romagna  e membro del coordinamento della pastorale carceraria della Diocesi di Parma

Tra i temi trattati: la riscoperta della vita dopo 28 anni di "pena di morte nascosta", l’esperioenza di Nino Di Girgenti; il Natale in carcere.

 

In carcere ho scoperto di avere un «lato onlus»

In carcere ho scoperto di avere un «lato onlus»


"Sono forzatamente ospite delle patrie galere da quasi un anno e mezzo. Ho 57 anni, due figli, di 26 e 30, che vivono a Milano. Esercito la professione di ragioniere commercialista e revisore legale da oltre 35 anni e – pur lavorando con imprese di tutta Italia – non ho mai abbandonato la mia Palermo. Da libero osservatore privilegiato di un mondo a me sconosciuto fino a ieri, mi rendo conto di quanto siano distanti le carceri dai pensieri dei cittadini liberi. Sin dalle prime settimane della mia detenzione ho scoperto di avere un «lato onlus»: mi impegno quotidianamente per supportare i compagni di sventura in svariate attività ove è necessaria una minima conoscenza giuridica di base, che possiedo, e che metto a disposizione degli altri: una differenza che non trasformo in indif­ferenza, cosa purtroppo molto dif­fusa.In futuro mi farò promotore di un soggetto non profit che avrà come scopo principale la dif­fusione della conoscenza del mondo delle carceri, dove la funzione rieducativa dovrebbe avere più spazio. Grazie al carcere quindi ho conosciuto – a ben 57 anni, non è mai troppo tardi – un nuovo spazio di me stesso: aiutare gli altri. Ho anche avuto la possibilità di conoscere le attività del Terzo settore per il mondo penitenziario: ammirevole il quotidiano impegno degli operatori delle organizzazioni che si dedicano, tra mille ostacoli, a un mondo costruito dalla fragilità".

Questo è l’inizio di una lettera che Ludovico Collo ha inviato dal carcere di Caltanissetta al Corriere della Sera e che è stata pubblicata il 5 dicembre scorso. Questa testimonianza ci offre la possibilità di interrogarci con Giuseppe La Pietra sul senso della detenzione e sulla possibilità di riscatto umano all’interno del carcere. Giuseppe La Pietra è coordinatore delle attività formative in carcere dell’ente di formazione Cefal-Emilia Romagna  e membro del coordinamento della pastorale carceraria della Diocesi di Parma

Una telefonata in più

Una telefonata in più


Anche nel carcere di Parma – come sembra in tanti altri istituti di pena – un avviso in bacheca annuncia che dal 1 ottobre le telefonate settimanali ai familiari delle persone recluse saranno ridotte a una soltanto. Inizia così un articolo di "Ristretti Orizzonti" che riporta un appello di figli di carcerati "costretti a pagare per gli errori dei nostri genitori". Una petizione che sta girando on line per evitare l’inutile accanimento del limite alle telefonate, che toglie serenità ad un ambiente già provato dallo stress della reclusione, e che ha conosciuto numerosi suicidi in questi ultimi anni. Claudio Coppini e Roberto Vacca hanno chiesto un parere a Giuseppe La Pietra, coordinatore delle attività formative in carcere dell’ente di formazione Cefal-Emilia Romagna  e membro del coordinamento della pastorale carceraria della Diocesi di Parma.

Carcere più facile per i giovani che delinquono: è la strada giusta?

Carcere più facile per i giovani che delinquono: è la strada giusta?


Sull’onda emotiva di fatti di cronaca nera che hanno colpito l’opinione pubblica italiana, il governo italiano ha emanato recentemenete provvedimenti che tendono ad accentuare la responsabilità dei minori rispetto a fatti delittuosi da loro commessi. Questo coincide con il bisogno di rassicurazione che la società italiana avverte rispetto a fenomeni di devianza giovanile: ma serviranno davvero? La possibilità di finire in carcere più facilmente sarà un deterrente per i giovani delinquenti o renderà ancora più veloce il loro sprofondare nel crimine? Secondo il giudice Gherardo Colombo, intervistato nei giorni scorsi dal Corriere della Sera, il carcere per i giovani non serve a nulla. Claudio Coppini e Roberto Vacca hanno chiesto un parere a Giuseppe La Pietra, coordinatore delle attività formative in carcere dell’ente di formazione Cefal-Emilia Romagna  e membro del coordinamento della pastorale carceraria della Diocesi di Parma.

Carcere e lavoro: una testimonianza da Rebibbia

Carcere e lavoro: una testimonianza da Rebibbia


L’Articolo 27 della nostra Costituzione recita così: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Un’indicazione chiara, talvolta disattesa nella realtà, che invece ha fatto propria Pantacoop, una cooperativa sociale no profit nata nel 2001. Attiva su Roma, nella casa circondariale “Rebibbia Nuovo Complesso”, la cooperativa si occupa di offrire soluzioni concrete a fronte di uno dei problemi più frequenti del reinserimento sociale: la difficoltà di trovare occupazione. Ci spiega come il fondatore Mauro Pellegrini nell’intervista di Veronica Addazio.

Il lavoro in carcere è fondamentale

Il lavoro in carcere è fondamentale


Continua il nostro viaggio nel mondo degli istituti penitenziari e di riabilitazione. Ci accompagna un esperto, Giuseppe La Pietra, coordinatore delle attività formative in carcere dell'ente di formazione Cefal-Emilia Romagna  e membro del coordinamento della pastorale carceraria della Diocesi di Parma.

La formazione professionale è cruciale per la riabilitazione sociale e psicologica dei detenuti: se ben calibrata sulle esigenze del mercato del lavoro, offre uno sbocco professionale e un'occasione di riscatto per i detenuti, che altrimenti sarebbero esposti al rischio di ricadere nel crimine una volta scontata la pena. Occorre però investire in questi progetti e superare i pregiudizi.

Il lavoro nobilita, anche in carcere

Il lavoro nobilita, anche in carcere


Continua il nostro viaggio nel mondo degli istituti penitenziari e di riabilitazione. Ci accompagna un esperto, Giuseppe La Pietra, che ha un ruolo operativo all’interno dell’Istituto penitenziario di Parma.

La Pietra si occupa in particolare del coordinamento della pastorale carceraria e di progetti rivolti a detenuti della sezione Alta Sicurezza 1, per lo più  detenuti con condanna all’ergastolo ostativo.

In questo numero parliamo dell’importanza del lavoro in carcere; dell’esperienza del penitenziario di Parma; di alcuni pregiudizi da combattere.

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